La libera professione dei medici dipendenti di giugno 2004

 La possibilità per i medici dipendenti delle strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale di esercitare la libera professione è utile sia ai medici stessi sia ai pazienti. Dovendo conquistare la preferenza del paziente, il medico è stimolato a crescere nella qualità professionale e a rapportarsi con il paziente in modo umanamente corretto. Così facendo egli aumenta quindi la sua qualità professionale ed umana ed integra lo stipendio in modo anche significativo. Per il paziente poter scegliere un bravo medico e farsi curare dove più gli conviene (nell’Ospedale pubblico ove quel medico lavora, in Casa di Cura non accreditata o in uno studio medico) è un importante vantaggio ed un principio di libertà. Grande vantaggio ne trae peraltro anche il Servizio Sanitario.

Fino ad oggi, infatti, in virtù di disposizioni ideologiche che volevano il medico dipendente irreversibilmente vincolato ad un lavoro intra-ospedaliero, l’Ospedale ha dovuto farsi carico di organizzare e gestire la libera professione del medico in Ospedale e ha dovuto estenderla anche ad altre figure di personale non medico, che avrebbe altrimenti rifiutato di attivarsi a sostegno della libera professione dei soli medici. Ciò ha comportato per le Aziende Sanitarie pubbliche un enorme costo, legato ad una gestione diseconomica della libera professione e alla realizzazione di spazi e attrezzature adeguate.

L’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali ha stimato che nel triennio la perdita si sia aggirata come minimo intorno a L. 3.000 miliardi l’anno. I danni peggiori però sono stati altri. Non disponendo di spazi e attrezzature adeguati, gli Ospedali pubblici hanno dovuto concedere ai medici di esercitare la libera professione nei loro studi o in altre strutture private esterne all’Ospedale (cosiddetta libera professione allargata), vanificando così nei fatti l’ideologia che voleva i medici vincolati totalmente all’Ospedale e perdendo, di fatto, il controllo sul personale. Nel vano tentativo di ridurre le diseconomie causate dalla libera professione, inoltre, l’Ospedale ha tollerato o spinto il suo personale a proporre ai pazienti che si rivolgono al Servizio Sanitario Nazionale per ottenere prestazioni gratuite, prestazioni a pagamento onde superare le liste d’attesa, e ancor più grave ammettendo che le prestazioni a pagamento avvengano durante l’orario di servizio, con il risultato di allungare le liste d’attesa per le prestazioni gratuite e di snaturare così i principi del Servizio Sanitario Nazionale, che vuole un sistema solidale, universale e gratuito.

Tutto questo è avvenuto grazie alle norme emanate dal Governo di sinistra tra il 1999 e il 2001. Oggi il Parlamento ha finalmente posto termine a questi errori di sistema e a queste norme illiberali e ideologiche, restituendo ai medici la libertà di decidere ogni anno se vogliono esercitare la libera professione dentro o fuori l’Ospedale e cancellando le penalizzazioni che erano inflitte a chi sceglieva la libera professione extramoenia.

Si tratta di un provvedimento importante anche per le conseguenze positive che genererà; risparmi cospicui per gli Ospedali, che non dovranno più adoperarsi e spendere per attivare adeguati spazi e strutture da adibire alla libera professione intramoenia o ai suoi surrogati, miglior controllo e organizzazione del lavoro a favore dei pazienti non paganti in proprio, con riduzione delle liste di attesa, chiara definizione che la libera professione non può avvenire durante l’orario di servizio ordinario, ma deve essere esercitata nelle ore serali e nei giorni festivi o di sabato.

Come spesso accade, la libertà non ha solo un valore etico, ma induce comportamenti virtuosi, vantaggi per tutti i cittadini e maggiori economie di sistema.

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Aggiornato il 14/06/2006